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Giovanni 1:1

L’obiezione forse più grande che viene fatta al credo dei TdG, e alla Bibbia che questi usano, è la maniera in cui essi traducono Giovanni 1:1.

La maggior parte delle persone sono abituate a leggere "Nel principio era la Parola e la Parola era con Dio, e la Parola era Dio". Mentre la TNM dice "e la Parola era un dio". Molti religionisti vedono in questo un modo per negare la divinità di Gesù.

Per cominciare a capire perché la TNM traduce così, osserviamo come è scritto l’originale greco. Più sotto abbiamo cercato di riprodurre il testo greco originale com’è riportato nell’Emphatic Diaglott di Benjamin Wilson pubblicato nel 1942. Il testo greco è del Dr. J.J. Griesbach con traduzione interlineare.

 

 

1

2 3

4

5

En arch hn o LogoV

cai o LogoV

hn proV Ton Qeon

cai qeoV hn

o LogoV

Nel principio era la Parola

e la Parola

era con IL DIO

e dio era

la Parola

 

La prima cosa da notare è che nel greco in cui è scritta la Bibbia non esiste l’articolo indeterminativo, che nella lingua inglese è "a" [= un, uno, una], mentre esiste l’articolo determinativo è "the" [= il, lo, la]. Notate la differenza delle due parole greche che stanno per l’articolo "the": O Ton. Sebbene queste due parole siano le stesse, tradotte in inglese sono rese "leggermente diverse" a motivo della diversità con la quale sono usate per indicare che tipo di parola sia ciascuna di esse. La desinenza di una parola può esprimere il genere, il tempo o uno dei cinque casi che sono Nominativo, Genitivo, Dativo, Accusativo e Vocativo. Noterete pure la stessa differenza nelle parole usate per "God" [=Dio] Qeon, qeoz

Vogliate notare le leggere differenze delle parole chiave di Giovanni 1:1 nella tavola riportata qui sotto.

 

    1. O Caso nominativo della parola "The" [= il] … esprimente chi fa l’azione
    2. Ton Caso accusativo della parola "The" [= il] … esprimente l’oggetto [che subisce l’azione]
    3. Qeon Caso accusativo della parola "God" [= Dio] … esprimente l’oggetto
    4. qeoz Caso nominativo della parola "God" [= dio] …esprimente chi fa l’azione
    5. [in tal caso il sostantivo retto dal verbo essere diventa predicato nominale e ha valore di attributo]

    6. Logos Caso nominativo della parola "Word" [= Parola] …esprimente chi fa l’azione

 

Per esemplificare la cosa, supponete di andare a sedervi ad un tavolo con 8 sedie intorno e che ad ognuno sia stata assegnata una sedia ed a voi sia stato assegnato il posto a capotavola. In questo caso voi sapete esattamente quale sedia vi sia stata assegnata: The = La sedia a capo del tavolo. Ora supponiamo un’altra situazione in cui a nessuno sia stata assegnata alcuna sedia. Quindi avrete da scegliere una delle 8 sedie. Perciò andrete a sedervi su una delle sedie, che può non essere quella a capotavola.

Quindi, la parola "the" indica un termine specifico, mentre la parola "a" indica uno fra molti.

Avrete notato che la TNM inserisce l’articolo "a" [= un]. Ora il problema che sorge è se questo inserimento sia corretto. Cercherò di spiegarlo esaminando la costruzione della frase e come l’inserimento armonizzi con il contesto del capitolo.

 E’ grammatica o interpretazione?

Traducendo il "Nuovo Testamento" dal greco originale in una lingua moderna si incontrano termini che possono essere resi in diversi modi. Come dev’essere determinata la traduzione perché risulti corretta?

In tali casi è ovvio che è qualcosa che esula dalla grammatica greca a determinare quali termini deve adoperare l’erudito per tradurre l’originale.

Questo modo di tradurre è fortemente avversato da coloro che vedono in esso un modo per assegnare alla Parola (Gesù nella sua esistenza preumana) un ruolo di dio minore anziché il ruolo dell’Iddio Onnipotente.

Questi avversari fanno appello alla grammatica per contrastare la scelta di traduzione.

Un teologo, riferendosi a Giovanni 1:1 nella Traduzione del Nuovo Mondo, così commenta:

"Essa trascura completamente una regola incontrovertibile della grammatica greca, che rende necessario tradurre "…e la Parola era Dio’".

Un altro afferma che tradurre "un dio" è "errato e non approvato da nessun buon erudito di greco…è rigettato da tutti gli eruditi di greco accreditati". E ancora un altro commenta che la traduzione rivela "ignoranza" della grammatica greca". — Il corsivo è aggiunto.

[Nota di traduzione: abbiamo aggiunto al testo le parentesi quadre dov’è stato necessario affiancare i vocaboli italiani]

Abbiamo notato il seguente interessante commento, specialmente perché proviene da un’opera che attribuisce un significato trinitario a Giovanni 1:1. Riguardo all’uso degli articoli, Ray Summers afferma a pagina 129 di "Essentials of New Testament Greek"[Elementi essenziali del NT greco]:

"Il greco non ha l’articolo indeterminativo. Le parole tis e eis spesso sono vicine alle equivalenti inglesi "a" e "an" [= un, uno, una]. L’articolo determinativo o, h, to è stato usato molto ed è di tremenda importanza nell’interpretazione del Nuovo Testamento. …La funzione basilare dell’articolo greco è quella di identificare. A questo punto è doveroso osservare un’importante differenziazione. Quando l’articolo viene usato con una costruzione, la cosa enfatizzata è una "identità"; quando l’articolo non viene usato, ciò che viene enfatizzato è una qualità o caratteristica… La differenza risulta evidente dall’uso di o theos e theos. o theos è usato per indicare la divina Persona "God" [= Dio]. theos è usato (generalmente) per indicare carattere o essenza divina di Dio. Pertanto "nel principio era la Parola e la Parola era con Dio (ton theon) e la Parola era divina (theos)" dà il senso. … Un’esauriente dissertazione di questo uso trovasi in Dana e Mantey, A Manual Grammar of the Greek New Testament" [Manuale di grammatica del NT greco]. (Tratteremo ancora la scenta di traduzione "divina" in seguito).

A questo riguardo, Spiros Zodhiates alle pagg. 862 e 863 di The Complete Word Study New Testament with Parallel Greek [Studio completo delle parole del NT con greco parallelo] afferma:

 

5. Predicato nominale (an) [un, uno, una] si riferisce a una parola o ad un gruppo di parole che compaiono senza l’articolo determinativo (o, e, to, the). In greco non esiste l’articolo indeterminativo "a" o "an" come in inglese [o come un, uno, una in italiano]. Talvolta la cosa migliore da fare è quella di premettere al predicato nominale gli articoli "un, uno, una". In effetti, per fattori stilistici della lingua inglese o idiomatici della lingua greca, in taluni casi è addirittura appropriato tradurre "the" [=il, lo, la]. [Nota del traduttore: il predicato nominale che compare nel testo originale inglese non esiste nel dizionario, ma qui l’autore lo usa evidentemente col significato di privo di articolo e predicato nominale]. Tuttavia ci sono casi nei quali l’uso dell’articolo sarebbe scorretto. Costruzioni senza articolo il più delle volte sono usate per evidenziare la qualità di qualcosa… Vedete anche 24. (enfasi aggiunta)

24. L’Articolo determinativo (art) in greco è talvolta tradotto con l’articolo determinativo inglese "the" [=il, lo, la]. Tuttavia, la funzione che hanno i due articoli nelle rispettive lingue è del tutto differente. In inglese l’articolo determinativo serve solamente a specificare un particolare oggetto al quale si fa riferimento. Mentre in greco esso serve a mettere in evidenza o a enfatizzare, in qualche modo, la cosa o la persona che esso modifica. Quindi, nella maggioranza dei casi, l’articolo determinativo in greco serve ad identificare: … Il termine "articolate" si riferisce ad un gruppo di parole dotate di articolo determinativo … Sotto l’aspetto idiomatico forse nessun’altra parte della grammatica greca differisce così tanto dalla lingua inglese. Per esempio, nessun filologo inglese metterebbe mai l’articolo determinativo davanti ad un nome proprio (non direbbe mai il "Thomas"), mentre in greco quest’uso è molto comune. Per discernere la necessità di usare o meno l’articolo determinativo, bisogna possedere la conoscenza più profonda della lingua greca. Contrastate l’uso di costruzioni con articolo usando costruzioni senza articolo che indichino qualità…"

 

Troviamo interessante che si voglia includere quelle citazioni per supportare l’idea trinitaria, specialmente includendo queste parole "La differenza è evidente nell’uso di 'o theos' e 'theos'. 'o theos' è usato per la divina Persona di "Dio". 'theos' è usato (generalmente) per indicare il carattere o l’essenza divina di Dio. Così "nel principio era la Parola e la Parola era con Dio (ton theon) e la Parola era divina (theos)" dà il significato. …" e "Tuttavia ci sono molti casi in cui l’uso di un articolo sarebbe scorretto. Costruzioni anarthrous [= prive di articolo] sono usate per evidenziare la qualità di qualcosa…" così come "Contrastate l’uso di costruzioni con articolo usando costruzioni senza articolo che indichino qualità. …"Quest’ultima citazione afferma ciò che noi sosteniamo, cioè che "dio era la Parola" indica una qualità o "natura" di Gesù.

A questo riguardo si legga la citazione contenuta nell’Appendice 6A nella TNM con riferimenti.

 

Segue una lista di esempi tratti dai Vangeli di Marco e di Giovanni, nei quali vari autori hanno reso predicati nominali parole singolari prive di articolo davanti al verbo (Proprio come in Giovanni 1:1) usando l’articolo indeterminativo per evidenziare l’indefinitezza e la qualità del soggetto:

Tabella comparativa delle traduzioni diversificate per colore

MARCO | NWT JKV NIV AAT RSV TEV

Mr. 6:49 | un’apparizione uno spirito uno spettro uno spettro uno spettro uno spettro

Mr. 11:32 | un profeta un profeta un profeta un profeta un vero profeta un profeta

GIOVANNI

Giov. 4:19 | un profeta un profeta un profeta un profeta un profeta un profeta

Giov. 6:70 | un calunniatore un diavolo un delatore un diavolo un diavolo un diavolo

Giov. 8:44 | un omicida un assassino un assassino un assassino un assassino un assassino

Giov. 8:44 | un bugiardo un bugiardo un bugiardo un bugiardo un bugiardo un bugiardo

Giov. 9:17 | un profeta un profeta un profeta un profeta un profeta un profeta

Giov. 10:1 | un ladro un ladro un ladro un ladro un ladro un ladro

Giov: 10:13 | un salariato un mercenario un salariato un bracciante un mercenario un salariato

Giov. 10:33 | un uomo un uomo soltanto un uomo soltanto un uomo un uomo un uomo

Giov. 12:6 | un ladro un ladro un ladro un ladro un ladro un ladro

[La tabella esposta sopra non indica che altri traduttori applichino la stessa particolare regola grammaticale che i traduttori della NWT applicano nella Scrittura di Giovanni 1:1? E lecito domandare chi è coerente?]

Nell’esperienza che avuta in dibattiti trinitari sono stati fatti frequenti riferimenti alla regola grammaticale formulata da E.C. Colwell. Altri eruditi hanno fatto commenti su questo passo, ma in parecchie occasioni è stata menzionata soltanto la regola di Colwell, che è tratta dal libro intitolato "The Kingdom of The Cults" [Il regno dei culti] di Walter Martin. Egli applica la regola di Colwell in questo modo.

 

"La regola di Colwell attesta chiaramente che un predicato nominale definito (Theos – God) non reca mai un articolo quando precede il verbo (era) come in Giovanni 1:1", The Kingdom of the cults 1975, 75. Il Sig. Martin prosegue dicendo"Non può esserci alcun complemento oggetto diretto dopo era dato che l’uso grammaticale non consente ai verbi intransitivi di reggere oggetti, bensì predicati nominali che hanno relazione col soggetto, come in questo caso parola (Logos)".

E' stato fatto questo ragionamento per dimostrare che la "Parola" (logos) ha una diretta relazione con "Ho Theos". E’ interessante notare che i Testimoni di Geova non affermano che 'era' sia seguito da un complemento oggetto diretto. Riteniamo quindi che le affermazioni del Sig. Martin siano infondate.

Ma la domanda a cui si deve dare risposta è se la regola di Colwell provi realmente le loro tesi. Considerate ciò che lo stesso Colwell ha effettivamente detto.

Nel 1933 egli pubblicò un articolo sul Journal of Biblical Literature [Giornale di Letteratura Biblica] intitolato: "Una regola esatta per l’uso dell’articolo nel NT greco". La parte finale di questo articolo fa una trattazione di Giovanni 1:1, che in greco termina così: "E DIO ERA LA PAROLA". Notate che l’articolo determinativo "LA" compare davanti a "PAROLA," mentre "IL" non compare affatto davanti a "DIO". La regola di Colwell inerente la traduzione del greco suona così:

"Un predicato nominale definito (per esempio "DIO" in Giovanni 1:1) reca l’articolo ("IL") quando segue il verbo; ma non reca l’articolo quando precede il verbo".

In altre parole, se è sempre vero, la regola inerente Giovanni 1:1 attesta che davanti a "DIO" sia richiesto "IL" nella lingua originale e quindi dovrebbe essere reso così nelle traduzioni moderne.

Sembra che la sua regola sia applicabile in alcuni passi della Bibbia greca. Tuttavia, lo stesso Colwell ammette che la regola non è assoluta, ma che ha delle eccezioni. (Vedete, ad esempio, la traduzione interlineare di Luca 20:33; 1 Corinti 9:1, 2) In effetti, pare che esistano così tante eccezioni che, trent’anni dopo la formulazione di questa regola, un libro di grammatica greca attesta che la regola può riflettere soltanto una "tendenza generica". Bene, allora, che dire di Giovanni 1:1? La regola sarebbe valida anche qui?

La risposta viene dallo stesso Colwell:

"Il predicato ("DIO") … in questa posizione è indefinito soltanto se lo richiede il suo contesto".

Notate, non una "regola" inviolabile, ma il contesto è il fattore cruciale.

Così, a dispetto delle forti asserzioni fatte da alcuni, la "regola" di Colwell o altre regole non forzano una traduzione unica di Giovanni 1:1. Piuttosto, l'interpretazione dei versetti del contesto e, per meglio dire, del resto della Bibbia, dovrebbe determinare come tradurre Giovanni 1:1.

Ora notate il contesto nei versetti da 1 a 4 della TNM, prestando attenzione alle parole evidenziate per poterle confrontare con quelle di altre versioni:

"1 In [nel] principio era la Parola, e la Parola era con Dio e la Parola era un dio. 2 Questo era in [nel] principio con Dio. 3 Tutte le cose son venute all’esistenza per mezzo di lui, e senza di lui neppure una cosa è venuta all’esistenza. Ciò che è venuto all’esistenza 4 per mezzo di lui era vita, e la vita era la luce degli uomini".

Notate anche Giovanni 1:18

"Nessun uomo ha mai visto Dio; l’unigenito dio che è nel (la posizione del) seno presso il Padre è colui che l’ha spiegato".

Le parole sottolineate in corsivo sono molto esplicite. Nelle discussioni avute con alcuni trinitari ci siamo stupiti del fatto che molti non capissero il significato di queste parole. Una ulteriore conferma viene da Col. 1:15-17.

"15 Egli è l’immagine dell’invisibile Iddio, il primogenito di tutta la creazione; 16 perché per mezzo di lui tutte le [altre] cose furono create nei cieli e sulla terra, le cose visibili e le cose invisibili, siano essi troni o signorie o governi o autorità. Tutte le [altre] cose furono create per mezzo di lui e per lui. 17 Ed egli è prima di tutte le [altre] cose e per mezzo di lui tutte le [altre] cose furono fatte esistere".

(Questo versetto verrà discusso più avanti, riferendosi all’uso di '[altre]' contestato da molti).

Le parole inserite dentro [ ] nella TNM servono a completare il senso del testo.

Molti critici finiscono per essere dogmatici nelle loro asserzioni. Per loro, Gesù è Dio stesso. Uno di questi afferma che "Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo". Un secondo sostiene che "Cristo rivendica l’uguaglianza con Geova". Ovviamente, avendo una possibilità di scelta, i critici preferiscono usare in Giovanni 1:1 una traduzione che sostenga le loro opinioni personali.

D’altra parte, chiunque accetti la semplice affermazione fatta da Gesù che "il Padre è maggiore di me" si renderà conto che Gesù non è uguale all’Onnipotente Geova. (Giovanni 14:28) Ciò non toglie che Gesù possa essere chiamato anche "dio" con un certo significato. Considerate Esodo 4:16; qui non dice Geova a Mosè "E tu servirai ad [Aronne] come Dio"? (AV) Cio' non rende Mosè l’Iddio Onnipotente, non è vero? Il termine "dio" è conferito anche al Diavolo, una potente creatura che controlla l’esistente sistema di cose. (2 Cor. 4:4) Certamente, quindi, è lecito riferirsi a Gesù come "un dio", essendo stato esaltato al di sopra di ogni altra creatura ed avendo ricevuto dal Padre suo grande autorità sia in cielo che sulla terra. Tale versione conferisce a Gesù il rispetto e la dignità che gli son dovuti, mentre allo stesso tempo evita di dare al lettore l’impressione che Gesù sia lo stesso Dio Onnipotente.

La presunta "regola" grammaticale relativa a Giovanni 1:1 è soltanto una delle molte delle quali i critici abusano, generalmente per conferire un apparente supporto a certe opinione religiose. Questo esempio tuttavia serve a illustrare il punto: la vera questione va oltre la grammatica.

Le regole grammaticali sono necessarie a comprendere una lingua. Ma hanno dei limiti. Come afferma la Encyclopedia Americana: "Ogni qualvolta troviamo della grammatica attiva su una lingua già creata …il compito della grammatica è stato non quello di stabilire quello che una lingua dovrebbe o deve essere, ma quello di dare significato ad una lingua già esistente. La grammatica ha funzione esplicativa, non creativa".

Di conseguenza, perfino nelle lingue vive si dovrebbe ricordare che, in ultima analisi, la loro ‘grammatica’ non proviene da ‘libri di grammatica’. Come afferma un professore d’inglese all’Università di Chicago: "Quello che dice chi parla la madrelingua è sempre giusto". Sono coloro che parlano una lingua, specialmente i ‘più istruiti’ – e non i fabbricanti di regole arbitrarie - a determinare in maniera definitiva quello che è ‘corretto’ o ‘scorretto’.

Lo stesso principio è valido per la grammatica del greco biblico. Il suo proposito è quello di spiegare come le cose sono dette anziché quello di tentare d’imporre a una lingua originale quello che i grammatici moderni pensano che debba essere detto. Questa ‘grammatica’ deve essere ottenuta da quello che lo stesso testo biblico greco attualmente dice. Perfino altri testi di lingua greca, sebbene datati in altra epoca e ritrovati in altri luoghi del pianeta, sono di valore limitato per servire a comprendere le Scritture. Lo ha dichiarato A. T. Robertson, un eminente grammatico:

"Quello che vogliamo sapere non è il buon greco parlato ad Atene al tempo di Pericle, ma il buon greco parlato in Siria e Palestina nel primo secolo A.D." Sì, lo stesso testo biblico in particolare deve rivelare ciò che è accettabile in materia grammaticale.

Pertanto, la persona che non è stata erudita nelle lingue bibliche originali, non deve farsi intimidire da coloro che citano regole grammaticali. Nessuna regola grammaticale potrà contraddire il complessivo messaggio della Bibbia. In sintonia con questo, un insegnante biblico onesto è consapevole che è il testo biblico a dover essere ritenuto ispirato, non i libri di regole grammaticali, per quanto utili.

 

Ora faremo un esempio ricalcando una Scrittura, ma sostituendo due parole:

In [nel] principio era l’apprendista e l’apprendista era con IL COSTRUTTORE e costruttore era l’apprendista.

Esaminando questa frase, noto che quelli menzionati sono due individui: il costruttore che dà la direttiva e l’apprendista che segue la direttiva. La parola "costruttore" scritta in minuscolo è, come risaputo, un predicato nominale che descrive una qualità dell’apprendista, perché questi fa un lavoro di costruttore senza essere IL COSTRUTTORE.

Così come il "costruttore" scritto in minuscolo che descrive una qualità dell’apprendista, ha valore di predicato nominale anche la parola "un dio" nel descrivere una qualità del Logos, del quale è corretto dire, di conseguenza, che la Parola era divina o deiforme.

Consideriamo ora il significato della parola Dio. NON è un nome, ma un titolo che descrive una qualità di colui al quale è conferito tale titolo. Fra le parole greche che sono tradotte "Dio" c’è ‘El’, The New Strongs Concordance [La Nuova Concordanza di Strong] collega EL (riferimento n° 410) a ELOHIM (Rif. n° 430) e a ELOAH (Rif. n° 433). La parola base El significa "forza" o "potente". Quindi il significato basilare delle parole tradotte Dio è "Potente".

Per ingrandire l’esempio dell’apprendista e del costruttore, lo applicheremo alla nazione in cui io viviamo (Italia), dove ogni costruttore deve esporre il suo nome sul cantiere in cui lavora. Supponiamo che il suo nome sia "Allan Brooks Constructions" e che costruisca 100 case all’anno. In una grande impresa di costruzioni, la persona che le dà il nome, si occupa di tutto ciò che riguarda l’organizzazione, la direttiva e la responsabilità del progetto, ma non prenderà mai parte attiva all’esecuzione materiale dell’opera, perché delega quest’opera ai suoi dipendenti. Chiunque passi davanti al cantiere, noterà il nome di Allan Brooks e assocerà quel progetto edile a quella persona, la quale, anche se non avesse mai messo piede sul posto del cantiere edile, sarà ugualmente responsabile in toto di quel lavoro. Se è bene che si prenda il merito, e anche bene che si prenda la responsabilità degli eventuali problemi correlati all’opera. Chiunque passerà davanti alla costruzione, l’assocerà automaticamente al nome che sta esposto lì davanti.

A chi domandasse chi è l’autore dell’opera, sia i dipendenti che IL COSTRUTTORE (in questo caso il Sig. Brooks), potranno affermare correttamente di essere (o essere riconosciuti) come i costruttori di una certa casa. Gli uni come esecutori materiali dell’opera e l’altro come PROGETTISTA e ORGANIZZATORE del progetto. Stando a quanto conosciamo dell’industria edile, se il Sig. Brook, come unico responsabile, dovesse descrivere a qualcuno un lavoro di cui egli fosse responsabile, potrà correttamente dire che solo lui ha fatto il progetto e il suo interlocutore capirebbe il contesto della sua affermazione.

Quindi sia il costruttore che i suoi dipendenti possono dire di avere realizzato un certo progetto. Il costruttore per aver STIMOLATO e ORGANIZZATO il progetto, i suoi collaboratori per averlo realizzato. Lo stesso principio si può applicarlo a Gesù e a suo padre. Geova STIMOLA e ORGANIZZA certe opere, (creare, salvare, giudicare) e Gesù le realizza. Ambedue possono dire di compiere le medesime opere. (Parallelamente, riferendomi al paragrafo che precede, Geova può correttamente dire ciò che afferma in Isaia 44:24 "Io, Geova, faccio ogni cosa, spiegando da me stesso i cieli, stendendo la terra. Chi era con me?" Per maggiori dettagli su questo testo, riferirsi a 'The Trinity Exposed' sul sito web) [La Trinità smacherata]

The Catholic Biblical Quarterly, [Il Trimestrale biblico cattolico] Vol. XIII, n° 4, ottobre 1951, osservò:

"La grammatica da sola non può provare come il predicato in questo versetto dovrebbe essere tradotto, se ‘Dio’ o ‘un dio’".

Un altro punto a favore della traduzione "un dio" è segnato da The New American Bible (1970), che nella sua sezione "Biblical Terms Explained" [Spiegazione di termini biblici] sotto la voce "Dio" afferma:

"In Giov. 1:1 la Parola è chiamata ‘Dio’, ma il termine greco originale usato qui, theos [Dio] non è la parola solitamente usata per Dio, ho theos [il Dio]".

Quindi la verità è che come Giovanni dovrebbe essere tradotto non può essere determinato in modo definitivo solo da regole della grammatica greca.. Come attestò il professore di divinità John Martin Creed:

"Il prologo [Giovanni 1:1] è in greco meno esplicito con il predicato privo di articolo [theos senza l’articolo ho (il)] di quanto lo sia in inglese".

Perciò questo testo da solo non è conclusivo nel determinare se Gesù sia veramente "Dio" o un "dio" minore, subordinato. Provano i pochi altri testi in cui "Gesù è, o potrebbe essere descritto, come ‘Dio’" che egli sia realmente L’Iddio Onnipotente? Alcuni di questi saranno trattati in seguito.

E' stato obiettato che i ragionamenti sopra esposti non si accordano con il contesto di Scritture come Isaia 43:10. Effettivamente il contesto implica più dei testi già citati. L’intera Bibbia deve essere considerata in modo da comprendere il messaggio che Dio ci ha realmente trasmesso. Per questo motivo considereremo le parole d’Isaia alla luce di quanto è stato contestato, e cercheremo di esaminare i significati originali del testo. Isaia 43: (RSV) dice:

"Prima di me non fu formato nessun Dio, né sarà formato alcuno dopo di me".

Anche questo ragionamento è stato fatto per supportare la traduzione fatta di Giovanni 1:1 nella TNM. La citazione seguente viene da uno scritto redatto da Larry Ingram nella discussione che fa di Giovanni 1:1 nelle pagine del sito web

"…Per convalidare ulteriormente il punto 5 riportato sopra, The New Treasury of Scripture Knowledge [Il nuovo tesoro di conoscenza scritturale] fa notare che i traduttori e le traduzioni che scelgono la versione ‘un dio’ o ‘divina’ sono motivati da considerazioni teologiche, non grammaticali. L’espressione ‘un dio’ è particolarmente deplorevole, perché fa di Cristo un dio minore, cadendo nel politeismo, e contraddicendo quello che è dichiarato in Deut.32:39. [Questo testo riproduce la versione della TNM "Vedete ora che io, io sono quegli E non ci sono dèi insieme a me"] Poiché è chiaro che se Cristo è ‘un dio’, il quegli dev’essere un ‘vero dio’ o un ‘falso dio’. Se fosse ‘vero’, verremmo a sostenere un politeismo; se fosse ‘falso’, sarebbe immeritevole di credito".

[Il corsivo è del traduttore]

Larry, come altri, pone la seguente domanda:

"COME PUO’ GESU’ CRISTO ESSERE ‘un dio’ se perfino la TNM afferma "voi siete i miei testimoni", è l’espressione di Geova, "pure il mio servitore che io ho scelto, affinché conosciate e abbiate fede in me, e affinché comprendiate che io sono lo stesso. Prima di me non fu formato nessun Dio, e dopo di me continuò a non essercene nessuno. Io, io sono Geova, e oltre a me non c’è salvatore" (Isaia 43:10, TNM)?

Prima d’iniziare l’esame del CONTESTO di questo versetto, consideriamo come le parole "dio" vengono intese nella lingua ebraica. E’ importante capire l’uso di queste parole antiche quando si traducono in una lingua moderna. E’ pure importante discernere l’ambiente in cui vengono usate. La nazione d’Israele era uscita da una terra piena di false divinità (Egitto) ed andava a prendere possesso di una terra la cui popolazione adorava falsi dèi. Perciò il popolo d’Israele aveva molta familiarità con i vari "dèi". In relazione all’esodo essi conobbero la potenza dell’Iddio dei loro antenati, ma dato che avevano acquisito familiarità con gli altri dèi, Egli dovette rammentare loro chi Egli fosse.

Fra le parole ebraiche tradotte "Dio" c’è ‘EL, The New Strong Concordance [La Nuova Concordanza di Strong] collega EL (numero di riferimento 410) con ELOHIM (numero di riferimento 430) e con ELOAH (numero di riferimento 433). La radice El significa "forte" e/o "potente". Appropriatamente, quindi, la radice delle parole tradotte "Dio" significa "Potente". E’ usata in relazione a Geova, ad altri dèi e a uomini. E’ usata estesamente anche come componente nomi di persona, come Eliseo, che significa "Dio è Salvezza" e Michele ("Chi è simile a Dio?"). In alcuni luoghi ‘El compare con l’articolo determinativo (ha.’El’, letteralmente "il Dio") con riferimento a Geova, distinguendolo così da altri dèi. Ge. 46:3; 2 Sa. 22:31; vedere l’appendice della TNM, pag. 1567. In Isaia 9:6 Gesù Cristo è profeticamente chiamato ‘El Gib.bohr’, "Dio potente" (non ‘El Shad.dai’ [Dio Onnipotente], che è attribuito a Geova in Genesi 17:1).

La forma plurale ‘e.lim’ è usata con riferimento ad altri dèi, come in Esodo 15:11 ("dèi"). E’ usata anche come plurale di maestà ed eccellenza, come in Salmo 89:6: "Chi può somigliare a Geova fra i figli di Dio [bi.beneh’ ‘E.lim’]?" Che la forma plurale venga usata per indicare un singolo individuo qui e in un numero di altri luoghi, è supportato dalla traduzione di ‘E.lim’ dalla forma singolare ‘The.os’ nella LXX greca; similmente da ‘Dio’ nella Vulgata latina.

La parola ebraica ‘elo.him’ (dèi) sembra derivare da una radice che significa "essere forte". ‘Elo.him’ è il plurale di ‘eloh’ah (dio). Talvolta questo plurale si riferisce a più dèi (Ge. 31:30, 32; 35:2), ma più spesso è usato come plurale di maestà, dignità o eccellenza. ‘Elo.him’ è usato nelle Scritture con riferimento a Geova, agli angeli, agli dèi idolatrici (singolare e plurale) e agli uomini.

Quando è applicato a Geova, ‘Elo.him’ è usato come un plurale di maestà, dignità o eccellenza. (Ge. 1:1) (Il termine col significato di un plurale di maestà, dignità o eccellenza ha un similare in quello che è chiamato "NOI REGALE o MAJESTATIS". E’ stato usato da re e regine con riferimento a se stessi. Per esempio, abbiamo visto spesso vecchi film in cui la regina Vittoria spesso usa espressioni come "Non ci siamo divertiti", con riferimento a se stessa e non all’insieme delle persone in mezzo alle quali si trova.) A questo riguardo, Aaron Ember scrisse: "Che la lingua del A[ntico] T[estamento] abbia rivelato interamente l’idea della pluralità in … [‘Elo.him’] (quando applicato all’Iddio d’Israele) è mostrato particolarmente dal fatto che esso quasi invariabilmente è costruito con un predicato verbale singolare e con un attributo o aggettivo singolare … [‘Elo.him’] deve essere inteso piuttosto come un plurale intensivo che denoti grandezza e maestà, un sinonimo di ‘Il Grande Dio’".- The American Journal of Semitic Languages and Literatures, [Giornale americano di lingue e letterature semitiche], Vol. XXI, 1905, pag. 208.

Il titolo ‘Elo.him’ richiama l’attenzione sulla forza di Geova come Creatore. Esso compare 35 volte nel racconto della creazione ed ogni volta il verbo usato per ciò che dice o fa si trova al singolare. (Ge. 1:1-2:4) In lui risiedono la somma e la sostanza d’infinite forze.

Nel Salmo 8:5 anche gli angeli sono chiamati ‘elo.him’, com’è confermato dalla citazione di Paolo contenuta in Ebrei 2:6-8. Essi sono chiamati "beneh’ ha.’Elo.him’, "figli di Dio" (KJ); "figli del vero Dio" (TNM) in Genesi 6:2, 4; Giobbe 1:6; 2:1. Il Lexicon in Veteris Testamenti Libros, di Koehler & Baumgartner (1958), pag. 134, dice: "entità divine (individuali), dèi". E la pagina 51 dice: "i (singoli) dèi", citando Genesi 6:2; Giobbe 1:6; 2:1; 38:7. Quindi in Salmo 8:5 ‘elo.him’ è reso "angeli" (LXX); "quelli simili a Dio" (TNM).

La parola ‘elo.him’ è usata anche con riferimento a dèi idolatrici. Talvolta questa forma plurale significa semplicemente "dèi". (Esodo 12:12; 20:23) Altre volte è plurale di eccellenza ed è applicato ad un solo dio (o a una sola dea). Tuttavia, questi dèi chiaramente non erano delle trinità.-1 Sa. 5:7b (Dagon); 1 Re 11:5 ("dea" Astarte); Da. 1:2b (Marduk).

In Salmo 82:1, 6, ‘elo.him’ è applicato ad uomini, giudici d’Israele. Gesù citò da questo Salmo in Giovanni 10:34, 35. Essi erano dèi nella loro veste di rappresentanti e portavoce di Geova. Similmente, in Esodo 4:16 si dice che Mosè serviva come "Dio" ad Aronne e a Faraone.

In molti passi delle Scritture ‘Elo.him’ è preceduto anche dall’articolo determinativo ha. (Ge. 5:22) Riferendosi all’uso di ha.’Elo.him’, F. Zorell afferma: "Nelle Sacre Scritture questa parola è applicata specialmente all’unico vero Dio Jahve; …’Jahve è l’[unico vero] Dio’ De. 4:35; 4:39; Giosuè 22:34; 2 Sa. 7:28; 1 Re 8:60 etc:" - Il Lexicon Hebraicum Veteris Testamenti, Roma, 1984, pag. 54, lo mette fra parentesi.

Il termine greco equivalente a ‘El e ‘Elo.him’ nella versione LXX e la parola equivalente a "Dio" o "dio" nelle Scritture Greche Cristiane è solitamente "the.os’".

Anzitutto, vogliamo trattare il contesto della maggioranza dei capitoli che precedono e che seguono il capitolo 43 di Isaia. Uno studio attento ci fa capire che questi capitoli si riferiscono primariamente ai falsi dèi idolatrici nella cui adorazione la nazione d’Israele era implicata in disubbidienza all’unico Vero Dio d’Israele, vale a dire Geova. Notate che Geova dice: "…prima di me non fu formato nessun Dio, e dopo di me continuò a non essercene nessuno [formato]".

Perciò non sorprende che Geova faccia un’affermazione come quella di Isaia 43:10, chiamando perfino la nazione d’Israele "testimoni" della sua Divinità. Essi davano testimonianza dei meravigliosi atti compiuti da Geova a favore del suo popolo. Vogliamo guardare i versetti 2 e 3 del medesimo capitolo: "Nel caso che tu debba passare attraverso le acque, certamente sarò con te; e attraverso i fiumi, non ti sommergeranno. Nel caso tu debba camminare attraverso il fuoco, non ti scotterai, né la fiamma stessa ti bruciacchierà. Poiché io sono Geova tuo Dio, il Santo d’Israele tuo Salvatore. Ho dato l’Egitto come tuo riscatto, l’Etiopia e Seba in luogo tuo".

Sì, dal punto di vista di Geova, tutti gli idoli di letame delle nazioni pagane che attorniavano Israele e che erano stati introdotti nella pura adorazione di Geova erano qualcosa di detestabile ai suoi occhi. Coerentemente Dio aveva rammentato al suo popolo di "non farsi immagini scolpite" al suo cospetto. Gli dèi delle nazioni ripetutamente dimostrarono la loro impotenza al confronto con le terrificanti dimostrazioni di potere miracoloso di Geova a favore del suo popolo. E ancora Israele continuò a contaminarsi con la falsa adorazione, facendo e adorando idoli.

Ciò che è stato detto sopra come mostra che NESSUN dio potè essere formato prima o dopo Geova? In effetti, non potè essere formato NESSUN dio prima o dopo Geova, perché gli dèi menzionati – con i quali la nazione d’Israele potesse essere identificata – erano FALSI DEI IDOLATRICI! Sì, il "CONTESTO" SI RIFERISCE AI FALSI IDOLI CON I QUALI LA NAZIONE D’ISRAELE SI ERA CONTAMINATA! Vogliamo vederne la prova.

Isaia 40:18-20 dichiara: "E a chi potete assomigliare Dio, e quale somiglianza gli potete mettere accanto? L’artefice ha colato una semplice immagine di metallo fuso, e il lavoratore di metalli la riveste d’oro e forgia catenelle d’argento. Egli sceglie un certo albero come contribuzione, un albero che non è marcio. Si cerca un abile artefice, per preparare un’immagine scolpita che non si possa far vacillare".

Isaia 40:25 dichiara: "M a chi potete assomigliarmi perché io gli sia uguagliato?" dice il Santo.

Isaia 41:28, 29 dichiara: "E continuai a vedere, e non c’era nessun uomo; e di questi non ce n’era nemmeno uno che desse consiglio. E continuai a interrogarli, perché rispondessero. Ecco, sono tutti qualcosa d’inesistente. Le loro opere sono nulla. Le loro immagini di metallo fuso sono vento e irrealtà".

Isaia 42:17 dichiara: "Si dovranno volgere indietro, proveranno molta vergogna, quelli che confidano nell’immagine scolpita, quelli che dicono all’immagine di metallo fuso: ‘Voi siete i nostri dèi’".

Isaia 44:8, 9, 10 dichiara: "Non abbiate terrore e non siate stupefatti. Non ve l’ho fatto udire individualmente da quel tempo in poi e non l’ho dichiarato? E voi siete i miei testimoni. Esiste un Dio oltre a me? No, non c’è nessuna Roccia. Non ne ho riconosciuto nessuna. I formatori dell’immagine scolpita sono tutti un’irrealtà, e i loro stessi cari non saranno di nessun beneficio; e come loro testimoni non vedono nulla e non conoscono nulla, affinché provino vergogna. Chi ha formato un dio o ha colato una semplice immagine di metallo fuso? Non è stato di nessun beneficio".

Isaia 44:15, 16, 17 dichiara: "Ed è divenuto qualcosa perché l’uomo faccia ardere il fuoco. Ne prende dunque una parte per riscaldarsi. Infatti accende il fuoco ed effettivamente cuoce il pane. Lavora anche a un dio davanti a cui possa inchinarsi. Ne ha fatto un’immagine scolpita, e le si prostra davanti. Ne brucia in effetti una metà nel fuoco. Su metà d’esso arrostisce bene la carne che mangia, e si sazia. Inoltre si riscalda e dice: ‘Aha! Mi sono riscaldato. Ho visto la luce del fuoco’. Ma di ciò che rimane fa realmente un dio stesso, la sua immagine scolpita. Si prostra davanti a essa e si inchina e la prega e dice: ‘Liberami, poiché tu sei il mio dio’".

Perciò possiamo notare che gli dèi coi quali Geova viene comparato sono IDOLI formati o fatti dall’uomo ed adorati al posto di Geova. Quindi NESSUN Dio (vale a dire, nessun idolo fatto o formato dall’uomo) fu formato PRIMA di Geova ed ERA REALE o VIVENTE e CAPACE di liberarli, e dopo Geova non continuò ad essercene nessuno! Poiché non esisterono mai! Sì, la nazione d’Israele (insieme con le nazioni circonvicine) faceva idoli, ma essi erano di pietra, o di legno, e NON viventi o REALI o capaci di provvedere mai alcuna salvezza a loro! Perciò quanto stolta doveva essere la nazione che aveva un Dio protettore come Geova.

Sebbene certi idoli fatti da mani umane abbiano solitamente bocca, occhi ed orecchi, non possono parlare, vedere od udire, e non possono far nulla per i loro adoratori. (Salmo 135:15-18) Questo fu evidente nell’ottavo secolo a. E.V., quando il profeta di Dio rivelò nel libro di Isaia 43:8-28 che cosa sia, in effetti, un caso giudiziario fra Geova e gli dèi idolatrici. Da una parte c’era Israele, il popolo di Dio, e dall’altra le nazioni del mondo. Geova sfidò i falsi dèi delle nazioni a dire "le prime cose" per profetizzare accuratamente. Nessuno di loro potè fare questo. Rivolto al suo popolo, Geova disse: "Voi siete i miei testimoni … ed io sono Dio". Le nazioni non potevano provare che i loro dèi esistevano davanti a Geova o che potevano profetizzare. Ma Geova predisse la rovina di Babilonia e la liberazione del suo popolo dalla sua prigionia.

E’ interessante notare come nella lista che segue altre traduzioni riportino il versetto di Giovanni 1:1.

che aveva Dio…………………………………………..Barclay

era quel che Dio era…………………………………….Scholars Version

un essere divino………………………………………….Bhmer

(professore norvegese di teologia del NT)

heutigem Deutsch [La Bibbia in tedesco moderno]

E' nostra augurio che la precedente trattazione abbia chiarito alcuni dubbi, dimostrando che il modo in cui la TNM traduce Giovanni 1:1 è DIFFERENTE dalla resa tradizionale ma non SBAGLIATO.